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donne… (e giardinaggio)

Volete sapere a cosa mi sono dedicato oggi? (- da lontano – anche nooooo!)

Beh oggi… giardinaggio. Ora non arroventatevi il cervello ad immaginare una villa baronale ornata da giardini, bosco privato per la caccia alla volpe, maneggio e lago artificiale. Questa è solo roba da film. Io devo fare tutto in 7/8 metri quadrati, dove, ovviamente, ci devono convivere mobile porta “un po’ di tutto”, macchina esterna del condizionatore, area libera per apertura porta, stendi-biancheria, vano scope, sgabellino. Si lo so, strettino per crearci anche un orto, ma con un po’ di fantasia, si fa tutto.

Ecco appunto, cosa ho detto? “Fantasia”… ehm, sì, ma mia moglie sarà d’accordo?

Mi son detto: cerchiamo di disporre i vasi in maniera tale che, essendo tutti della stessa altezza, possano dare l’idea di un fazzoletto di terra coltivato. A dire il vero, eravamo partiti dall’idea di utilizzare dei vasi in legno grezzo, che sicuramente sono molto più gradevoli esteticamente, ma molto meno ergonomici rispetto al mio portafoglio! Ecco che alla fine abbiamo ripiegato su dei comuni vasi in plastica da 65cm. Quattro, che accostati 3 per il lato lungo e 1 come testata rispetto ai 3, creano un quadrato perfetto. Anzi, creavano! Eh sì, perchè dopo aver finito l’opera d’arte, di punto in bianco il fazzoletto era sparito, ripiegato a mo’ di filone lungo il parapetto della veranda. Alla vista della nuova architettura… mi sono auto-smontato; ero partito carico, avevo risvegliato il contadino-progettista che è in me, ma, di colpo, tutto è tornato alla normalità. Proprio come nel mio post della “personalità divisa”: l’idea geniale è stata denigrata, non la mattina dopo… il minuto dopo!

Sto cominciando ad avere dei sospetti: non è che, per caso, è proprio mia moglie a ri-architetturizzarmi (madò, che parolone!) la mente durante la notte? Troverei una risposta, finalmente, alle mie domande e al mio post (questo).

Comunque tutto, alla fine sono soddisfatto del mio lavoro, e spero anche la mia signora. La mia schiena, sicuramente, lo sarà un po’ meno: poverina, (ha salito – per i centro-sudisti) ha portato sù (per i nordisti) 100 litri di terriccio, in 2 sacchi da 50, al primo piano… però l’ha fatto in 2 giorni! Che diamine, le ho anche dilazionato il pagamento, che vuole di più?!

Adesso spero solo che basilico, menta, rosmarino, salvia, prezzemolo e sedano crescano rigogliosi all’ “ombra del parapetto”!!! 😉


la notte… culla della personalità divisa

La notte (va beh dai… sera! di notte dormo ;)) è sempre stata quella parte della giornata durante la quale la voglia di scrivere, di condividere pensieri e parole, di volare lontano con la mente, sorretto dalle ali della fantasia e della creatività, si accentua e prende il sopravvento. Spesso mi sono chiesto come mai proprio sul calar del sole. Perchè non mi accade mai al levar del sole, durante il giorno, dopo pranzo. Spesso mi sono chiesto se questa attitudine è strettamente correlata ai complessi schemi chimici del nostro corpo, della nostra mente. Ma, in realtà, non ci tengo particolarmente a scoprirlo; mi aggrada questa condizione, mi trovo a mio agio e, molte volte, ho elaborato idee di cui ne sono poi andato fiero.

Però, com’è, come non è, puntualmente mi ritrovo la mattina a dover combattere con gli scheletri della sera prima che, prepotenti, cercano di incriminarmi, con processo breve, giusto il tempo di un caffè rivitalizzante, come genitore di idee eretiche, di pensieri malsani, di fantasie utopistiche… già è proprio la parola giusta. Cioè, un’idea concepita la sera prima, per lo più innovativa, fuori dal comune, atipica, ma che in quei momenti mi sembra la chiave di volta, la mattina, invece, appare come totalmente priva di senso, stupida, quasi inconcepibile. E’ paradossale. Ma è così.

Per fortuna, questo stato porta con sè effetti positivi, sia per me che per l’umanità. Purtroppo sono consapevole del fatto che l’adrenalina accumulata sul posto di lavoro, nel traffico, nel caos delle giungle commerciali, inevitabilmente, lungo tutta la serata, sul divano, davanti ad una scatola vuota, passeggiando nel parco o scrutando il cielo, che maestoso si affaccia e mi è testimone, la smaltisco gradualmente elaborando piani di attacco, attuabili nell’arco della giornata che di lì a poco inizierà, nei confronti di quei soggetti che quotidianamente mi annoverano come loro cliente nella vendita di stress gratuito. Gli vogliamo chiamare rompi… qualcosa? – Va bene, ma non copre tutte le casistiche. Chiamiamoli “esseri insignificativamente sollecitatori” (di cosa? dai… ;)). – Ecco, pariteticamente agli scheletri delle buone intenzioni e delle grandi idee, anche il don Chisciotte che è in me la sera, con sdegno, la mattina mi abbandona a favore di lidi lontani dal negativismo e dal bellicismo d’ufficio.

Cosa, cosa ? Bellicismo ? Uhm… siii… vendetta, scontro, sangue… ohhhh….

… ecco torna … ma, tranquilli, domattina è tutto finito e si ricomincerà di nuovo con i soliti sveglia, traffico, lavoro, rompi c…

(silenziosamente e con una candela in mano) buonanotteeee


dom 16:10

L’orario che leggo sul mio macbook. Paint your life, il programma che sta iniziando su RealTime. E’ stata una domenica di relax. Poco fa, il massimo sforzo è stato quello di scegliere e pubblicare qualche foto di euroflora 2011, fiera nella quale, comunque piacevolmente, mi ha trascinato mia moglie ieri. Fuori dal balcone della cucina, nevica… cosa avete capito?! Polline! Una nevicata con i 20° di fine aprile sarebbe da miracolo. Ah già, “miracolo”: ecco una parola che rievoca e condensa il mistero della giornata odierna. 2 milioni di persone che invadono Roma, nel massimo del compostezza, per essere presenti alla Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Papa che tanto ha amato i giovani e tanto gli ha esortati a “non avere paura”. Una beatificazione sicuramente voluta, chiesta a gran voce e iscritta con grande sollecitudine. Erano altri tempi, forse migliori, quelli in cui la fede (?) e l’aggregazione attorno alle attività della chiesa rappresentavano una parte non indifferente del mio tempo e della mia vita. E comunque, col passare degli anni, mi rendo conto di come, anche l’assenza di letture particolarmente impegnate, contribuiscano ad alleviare l’attitudine verso la ricerca… Non parlo di fede verso l’uno o l’altro credo, ma, in questo momento, solo di “cultura”.
Forse un giorno, qualche post, parlerà dei miei anni da catechista e da “giovane di chiesa”. Chi lo sa!?


3,2

Cosa sarà mai questo numero ? Hah… lo vorreste sapere eh! (qualcuno riesco persino a sentirlo, starà dicendo: “ma anche no!”) Beh sono i “km drenanti”. Sì, mi piace chiamarli così per via della proprietà unica che hanno di drenare via dal corpo l’adrenalina di una giornata di lavoro. Soprattutto nel mio ambiente, ad esclusione di quelle 3/4 anime solidali alla mia rassegnata frustrazione, è una molecola che (grazie a Dio :roll:) non manca mai.
Eh sì, sono reduce da una bella passeggiata in centro, accompagnata da un cono gelato per me (tradizionalista) e coppa di frutta e gelato per la mia dolce metà (avanguardista). Anche oggi, come più o meno negli ultimi 11 anni, in ufficio, chi più chi meno, ha contribuito a farmi girare gli ingranaggi, ma poi, dopo serate come queste, mi calmo, ragiono (che già è un grande sforzo) e mi chiedo: ma in 11 anni di lotte per la giustizia di uno stipendio equo, commisurato alle competenze e alla mole di lavoro svolto, di lotte per il lavoro di squadra, di lotte per l’organizzazione nel proprio lavoro, di lotte per far capire al proprio capo che 2 su 3 son sbagliati (decisioni ed ordini)… ma è forse mai cambiato qualcosa? Ma soprattutto: dopo 11 anni quando mi convincerò che la fascia oraria 8 – 18, per 5 giorni a settimana, assomiglierà sempre e comunque più ad un campo di battaglia (con relativa resa) che ai paradisi oceanici della Polinesia (questa è dedicata ad oblezio ;-))?
A questa domanda ancora non ho una risposta… Vi lascio in un alone di mistero (del quale, ai più, non gliene fregherà niente! e fate bene!!)


il salto della siepe

Una volta c’era un cane da corsa; era in gamba, veramente bravo, vinceva sempre. Sui circuiti era una furia, nessuno riusciva a tenergli testa; era un rubacuori tra i suoi simili, sempre al centro dello spettacolo, anche fuori dai terreni di gara. Praticamente un asso, tenuto al guinzaglio da un padrone che ne traeva tutti gli onori. Un giorno correva per l’ennesima vittoria, sull’ennesimo circuito; correva forte, molto forte, talmente veloce che dopo l’ennesimo traguardo, dopo l’ennesima curva prima del rettilineo a scacchi, continuò oltre, non si fermò e non rallentò. Puntò fulmineo ad una siepe, si avvicinava sempre di più, sempre più veloce, come se oltre ci fosse un’ambita preda o qualcosa di veramente importante, quasi vitale. Ad un certo punto spiccò un salto da terra. Da quel salto traspariva cristallino tutto lo sforzo, quasi lancinante, che il suo animo chiedeva e che ogni suo muscolo concedeva. Si proiettò oltre la siepe, scomparendo nella skyline dell’infinito. Da quel giorno, dopo quella vittoriosa sconfitta, dopo quel volo disegnato da una fisica perfetta… nessuno lo vide più, nè sentì parlare più di lui.

Era riuscito a cogliere il vero Senso della Vita: la Libertà. Incondizionata.

A volte anche io vorrei trovare quella stessa siepe.